Avvicinamento
Dalla statale n.13, Pontebbana, deviare verso Moggio proseguendo poi lungo la rotabile della
val Aupa per poco meno di 8 km. Seguendo le indicazioni per il
rifugio Grauzaria, si risale ancora a sinistra una stretta e ripida rotabile che termina in corrispondenza dell’inizio del sentiero CAI n.437 (m 727, cartello, piccolo parcheggio).
Descrizione
Seguendo le indicazioni si prende a salire decisamente inoltrandosi in un bosco misto a
pino silvestre e
pino nero nel cui sottobosco si nota alla fine di luglio l’
aquilegia minore. Dopo poco il sentiero affianca un rio sulla destra poi, compiuta un’ansa, oltrepassa una sorgentella ed entra in un fitto bosco di
faggio dove fioriscono la
elleborina latifoglia e numerosi
ciclamini. Fattosi più largo ed in alcuni punti anche lastricato, il sentiero lascia a sinistra la deviazione per Fassoz ed il ponte di
Dordolla ed improvvisamente esce allo scoperto in prossimità dei ruderi di
casera Flop (m 986), dominati dalla sfinge della
Grauzaria. Superata la piccola schiarita, si rientra nell’ultima breve lingua di bosco per poi uscire definitivamente alla base del vallone del rio Fontanaz, in un ambiente più detritico e caratterizzato dalla presenza di
mugo,
rododendro irsuto e sorbi. Il sentiero sale lungo una traccia sassosa attraversando alcuni greti secondari ed affiancando il canalone principale che rimane sulla destra. Più in alto lo si attraversa definitivamente e si oltrepassa un ulteriore greto raggiungendo quindi il ripiano boscato dove sorge il
rifugio Grauzaria (m 1250,
panorama limitato dalla vegetazione). L’edificio, dopo una lunga stasi, è stato ampliato e risistemato e dal 2008 è nuovamente gestito ritornando così il principale punto di appoggio per l'esplorazione del gruppo Sernio Grauzaria. L’escursione prosegue a monte del rifugio, sempre lungo il sentiero CAI n.437 che sale a strette svolte nella faggeta. Usciti dal bosco, sulle praterie sottostanti al
Foran de la Gjaline, con pendenza più attenuata si guadagna la ampia insellatura (m 1503) dalla quale si apre una
magnifica visuale sul versante nord est del
monte Sernio. Si scende per pochi metri nell’opposto versante poi, ad un bivio, lasciare a destra la prosecuzione per la casera del Mestri e proseguire per
forca Nuviernulis (indicazioni su un sasso, segnavia CAI n.419). Si traversa piacevolmente tra
mughi e
larici contornando in alto l’ampio catino detritico sottostante. Più in alto si riprende a salire ad ampie svolte su una mulattiera sassosa ed in qualche punto rovinata tagliando alcuni aperti macereti ove fioriscono il
rododendro irsuto ed il
garofano di Montpellier. Dopo un curioso trittico di macigni si perviene al piccolo intaglio di
forca Nuviernulis dominato dalla incombente mole della omonima torre (m 1732).
Dalla forca si divalla per alcuni metri nell’opposto versante ma dopo poco occorre prestare attenzione ad un bivio sulla destra e proseguire lungo questo, seguendo le segnalazioni bianco gialle della Alta Via val d’Incarojo. La traccia scende ad assecondare uno sperone roccioso poi riprende a salire per completare l’aggiramento della torre. Dopo un breve passaggio su una piccola lama rocciosa il sentiero entra in una specie di valletta erbosa disseminata di
mughi ed impreziosita dalla presenza di numerose
stelle alpine. Raggiunta la forcella che separa la torre dal corpo principale del
monte Sernio inizia il tratto più impegnativo della escursione. Si sale un faticoso pendio detritico colonizzato dal
papavero giallo che porta ad una fascia rocciosa dove si incontra una prima difficoltà. Si tratta di una paretina inclinata ben appigliata che si risale con l’aiuto delle mani (II-). Oltrepassato questo punto si continua a salire lungo una serie di cengette intervallate da salti rocciosi meno impegnativi che conducono ad un ripiano. Si risale quindi ad una cengia aggettante ma facile poi, superato il successivo prato inclinato, ci si accorge di essere quasi alla sommità di un profondo ed incassato canalone detritico. Lo si risale per pochi metri sulla sinistra fin quando esso risulta bloccato da alcuni massi incastrati che si evitano a destra tramite una stretta cornice (I, il passaggio è breve ma serve attenzione). Ancora una serie di cengette detritiche e facili salti rocciosi e si raggiunge uno stretto intaglio sulla dorsale sud del monte. Dal forcellino si traversa orizzontalmente per pochi metri poi si riprende a salire lungo il crestone inclinato su roccette e placche coperte di detriti che rendono scomoda la già ripida salita. L’ambiente appare inospitale per la vita vegetale ma la
potentilla rosea e l’
eritrichio nano dimostrano la tenacia delle specie rupicole spingendosi fin qui. Ormai in vista della croce, guidati da alcuni ometti ci si sposta progressivamente sulla destra per sfruttare alcune zolle erbose. Lungo queste e poi per stretta cresta rocciosa si raggiunge l'
antecima caratterizzata dalla croce di maggiori dimensioni e quindi in breve la cima del
monte Sernio (m 2187). Data la posizione centrale ed isolata, il
panorama che si apre è forse uno dei più completi ed estesi sulle Carniche orientali e sulle Giulie. Per la discesa si seguirà il medesimo itinerario.
Avvertenze
La via normale al monte Sernio è una escursione impegnativa e con le difficoltà concentrate nel tratto superiore (I e II-, non esposti). Dato il notevole dislivello, l’itinerario può essere diviso in due giornate pernottando al
rifugio Grauzaria.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri della Rupe