Avvicinamento
Valbruna è raggiungibile percorrendo verso nord la statale 13 Pontebbana oppure utilizzando l'autostrada A23 fino all’uscita poco dopo l’ultimo casello. Senza entrare nel centro abitato si prosegue lungo la strada che sale in Val Saisera fino al bivio sulla sinistra per il
rifugio Pellarini ed il
monte Lussari . Lasciare a sinistra la prima deviazione e continuare ancora per qualche centinaio di metri fino al divieto di transito (m 860, ampio parcheggio).
Descrizione
Si inizia lungo la pista forestale che coincide con il segnavia CAI n.616 poi, ad un primo bivio (cartelli), si tiene la destra attraversando dopo poco il largo greto del torrente Saisera. Ancora un breve tratto in falsopiano e la strada inizia a prendere quota più decisamente nel bosco di
faggio e
abete rosso dal quale si intravedono di tanto in tanto la grande parete nord del Nabois e la Cima di Riofreddo. Intorno a quota 1000 la pendenza si appiana e la strada prosegue in ambiente un poco più aperto costeggiando il rio Zapraha alla sua destra orografica. Tralasciate alcune diramazioni secondarie si prosegue lungo la pista che va restringendosi a mulattiera sassosa fino ad intersecare un piccolo corso d’acqua oltre il quale si raggiunge la base della teleferica che serve il
rifugio Pellarini (m 1140).
Dalla stazione si prosegue su sentiero accostandosi ad uno zoccolo roccioso che sembra precludere ogni possibilità di salire ulteriormente. Qui si piega decisamente a sinistra per iniziare una lunga diagonale a ridosso di verticali pareti su cui si abbarbicano i
mughi. Ci si innalza con pendenza più decisa superando alcuni piccoli gradini rocciosi poi, dopo un ponticello traballante, si rientra nuovamente nel bosco di
faggio. A quota 1300 circa si incontra il bivio (cartello) con il sentiero che proviene da
sella Prasnig e che utilizzeremo per la discesa. Noi invece proseguiamo ancora lungo il segnavia CAI n.616 attraversando un greto asciutto cui segue un tratto malagevole tra roccette affioranti e scivolose. La rada vegetazione si interrompe bruscamente quando il sentiero interseca il vallone detritico che scende dalle Cime delle Rondini. Si prosegue ora in ambiente più aperto tra
mughi,
larici isolati e splendide fioriture di
rododendro irsuto e
geracio villoso iniziando anche ad intravedere la sagoma del
rifugio Pellarini che si staglia sullo sfondo dello
Jof Fuart. Si prosegue a tornantini fino a raggiungere lo sperone roccioso su cui è edificato il rifugio dal quale si apre una magnifica visuale sulla Carnizza di Camporosso e sulla imponente parete est dello
Jof Fuart (m 1499).
Dal rifugio si prosegue per pochi metri scendendo verso il limite orientale del grande anfiteatro detritico. Seguendo le indicazioni si lascia ora il sentiero principale che prosegue verso
sella Nabois e si prende a sinistra verso
sella Carnizza (segnavia CAI n.627-618) portandosi alla base del canale che scende dall’intaglio. Ci si innalza inizialmente sulla sinistra del solco principale poi, raggiunta una fascia rocciosa, si traversa a destra proseguendo lungo la costola che divide il vallone. Grazie alla presenza di macchie erbose che stabilizzano il pendio si supera agevolmente questo primo tratto. Più in alto invece, dove il canalone si restringe, il terreno si fa decisamente più roccioso e friabile. Con qualche attenzione ci si destreggia tra grossi blocchi e sfasciumi raggiungendo la parte finale del vallone dove inaspettatamente ricompare il pendio erboso. Dal piccolo intaglio di
sella Carnizza (m 1767) la visuale si apre sul solitario vallone di Riofreddo e sulla corona di montagne che lo racchiudono.
Dalla sella si traversa per qualche metro sulla destra per portarsi su una costola detritica lungo la quale si scende a tornantini. Un breve gradino roccioso è stato attrezzato con alcuni cavi metallici male ancorati. Facendo attenzione ad alcuni punti esposti sul dirupato canale che scende alla nostra sinistra si perde ancora quota raggiungendo uno spallone detritico. Il sentiero ora piega a destra, oltrepassa una placca rocciosa che rappresenta l’ultima difficoltà e prosegue con un breve saliscendi lungo una cengia erbosa. Con una ripida discesa a ridosso della parete rocciosa si raggiunge il bivio con il sentiero che scende nel vallone. Su questi terreni instabili a luglio fiorisce numerosa la
biscutella mentre le fessure delle rocce sono abbellite dalla
bonarota, dalla
veronica gialla e dalla
potentilla delle Dolomiti.
Si abbandona ora il segnavia CAI n.627 che riprende a salire verso la forcella di Riofreddo e si cala ripidamente a sinistra per balze erbose su una traccia inizialmente poco marcata. Con percorso articolato si raggiunge il fondo della
Carnizza di Riofreddo dove la discesa prosegue lungo una specie di greto. Lasciata a destra la deviazione per il sentiero Puppis ci si orienta decisamente verso nord riavvicinandosi alle pareti delle Cime delle Rondini. Ci si abbassa ancora per assecondare uno sperone roccioso oltre il quale il sentiero riprende a salire intersecando alcune lingue di ghiaia. In breve ci si raccorda con la pista forestale di sella Prasnig salendo ancora per un tratto fino ad intersecare una
panoramica radura erbosa dalla quale si apre una bella visuale sulla
dorsale di Cima del Vallone. Ancora un comodo traverso e si guadagna anche la ampia
sella Prasnig (m 1491) che separa le Cime delle Rondini dalla
Cima del Cacciatore.
Dalla sella è possibile rientrare direttamente al parcheggio lungo il segnavia CAI n.615 che scende nell’altro versante, dapprima per carrareccia e poi per sentiero (cartelli). Tuttavia, per completare interamente l’aggiramento delle Rondini, si consiglia di proseguire con il segnavia CAI n.617 che ci riporterà al bivio incontrato in precedenza. In questo secondo caso, dalla sella si piega decisamente a sinistra risalendo nel bosco fino ad una schiarita con un piccolo fienile. Con alcuni modesti saliscendi ci si affaccia su terreno più aperto dove, in diagonale su un varco tra i
mughi, si superano alcuni impluvi riportandosi alla base di una verticale rocciosa. Qui il sentiero perde rapidamente quota fino a riportarsi al bivio lasciato in precedenza dal quale si rientra lungo l’itinerario già percorso.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri dei Fiori