Avvicinamento
Lungo la strada che da Forni di Sopra porta al passo della Mauria, in località Chiandarens, prendere la deviazione a sinistra (indicazioni per il
rifugio Giaf) e proseguire lungo la strada che si inoltra nella valle del torrente Giaf fino al parcheggio in corrispondenza del divieto di transito (m 1031).
Descrizione
Lasciata l’auto si imbocca la pista di servizio che si segue fino al primo tornante dove un'indicazione ci segnala l'inizio della scorciatoia per il
rifugio Giaf (segnavia CAI n.346). Il sentiero inizia a salire in un bosco misto di
faggio e
abete rosso dove fiorisce la comune
adenostile. In seguito, in ambiente più aperto, si costeggia il torrente Giaf oltrepassandolo con l'ausilio di alcune passerelle in legno e raggiungendo temporaneamente la sua sinistra orografica. Il sentiero rimonta ora con ripidi tornantini consolidati un versante caratterizzato da un rado bosco che va arricchendosi di
larici e
mughi. Ai lati del percorso, alla fine di luglio, la stagione già inoltrata vede la fioritura della
prunella maggiore , dell’
ormino e della onnipresente
margherita. Dopo essere rientrati nuovamente nel bosco la pendenza si appiana ed il sentiero interseca nuovamente il greto del rio raggiungendo ben presto una malga e, poco oltre, una chiesetta ed il
rifugio Giaf (m 1400).
Sul lato opposto del rifugio alcune segnalazioni indicano il proseguimento per l’Anello di Bianchi che da qui in poi risulterà evidenziato da un segnavia a forma di albero. Dopo un breve traverso il sentiero riprende a salire in direzione di forcella Scodavacca lungo un tracciato sassoso che viene abbandonato subito per deviare a destra (cartello). In diagonale, con pendenza moderata, il sentiero inizia quindi a risalire le balze del
monte Boschet ricoperte nel primo tratto da una boscaglia di giovani
faggi. Di tanto in tanto alcune schiarite offrono una splendida visuale sulle vette che racchiudono a sud la conca di Giaf. Giunti ad un marcato costone, il sentiero prende a risalire a regolari tornanti raggiungendo un
pulpito panoramico affacciato sulla valle di Forni di Sopra. Ancora un paio di svolte e si esce sulla poco marcata vetta del
monte Boschet, ricoperta da un rado bosco di
larici e punteggiata dalla fioritura dell’
aconito giallo (m 1707).
Si abbandona ora la prosecuzione del segnavia CAI n.340 che scende nel Vallonut di Forni e si inverte bruscamente la marcia piegando a sinistra (cartello). Su terreno più aperto, tra i baranci, il sentiero inizia ora a perdere quota per assecondare una fascia rocciosa. Si prosegue in leggera discesa sul Coston dal Boschet lungo una cengetta liberata dai
mughi che costituisce uno dei tratti più panoramici ed interessanti del percorso. Estese fioriture di
rododendro irsuto e
genziana alata caratterizzano l’ultimo tratto del traverso che in breve si innesta nuovamente sul segnavia CAI n.346 che avevamo lasciato in precedenza. Lo si segue per un breve tratto nel bosco lungo una specie di solco naturale fino ad un punto di sosta con cartello dove si lascia definitivamente il sentiero che sale verso
forcella Scodavacca per piegare a sinistra. Si attraversa con modesti saliscendi un lariceto quasi puro risalendo poi ad imboccare la traccia che proviene dalla
forcella di Las Busas. Toccato il punto più alto dell’escursione a quota 1732, si scende al margine di un esteso ghiaione dove si può osservare la fioritura della
aquilegia minore. Si riprende poi a traversare le pendici della Torre di Forni assecondando alcune rientranze rocciose. Raggiunto un piccolo intaglio in corrispondenza di uno spuntone roccioso, si scende decisamente a strette serpentine aiutandosi in ultimo con un breve spezzone di cavo metallico. Si prosegue a traversare tra i
mughi fino ad incrociare anche il segnavia CAI n.342 sul quale ci si immette iniziando una ripida discesa. Per il rientro al
rifugio Giaf l’Anello di Bianchi utilizza infine il segnavia CAI n.361 che con una lunghissima serie di gradini in legno ci riporta al ripiano del rifugio. Per ritornare infine al punto di partenza si può utilizzare il medesimo itinerario dell’andata oppure la più riposante carrareccia.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri della Rupe