Avvicinamento
Risalendo da Tolmezzo la
valle del But lungo la strada statale 52b, circa sei km dopo Paluzza si giunge alla frazione di Timau, punto di partenza della escursione. La posizione migliore per lasciare l'auto è data dall'ampio spiazzo presso la chiesa dove è possibile parcheggiare comodamente (m 820).
Descrizione
Dal centro del paese ci si avvia a piedi lungo la statale in direzione del passo di Monte Croce Carnico, facendo attenzione, poco prima dell'ultima casa, al punto in cui si stacca a destra la mulattiera con il segnavia CAI n.402. I primi metri sono un poco invasi dalle erbe ma poi il sentiero entra quasi subito nel bosco facendosi largo e ben marcato. Lasciata a sinistra la deviazione per la sorgente del
Fontanone di Timau, dopo una zona caratterizzata dalla presenza di antichi terrazzamenti, la mulattiera prende quota rasentando le pareti rocciose del Gamspitz, sulle quali spiccano a giugno le belle fioriture bianche della
sassifraga di Host. Poco sopra il sentiero si apre l'ingresso di una
cavità utilizzata in passato per scopi bellici. Più in alto, dopo un paio di tornanti ed un tratto in diagonale, il sentiero piega decisamente a destra arrivando ad una specie di insellatura boscata (m 1246). Qui il rumore delle acque del But è sostituito da quello del piccolo rio Gaier verso il quale ci stiamo dirigendo. Aggirato un costone si perde leggermente quota fino al bivio con il segnavia CAI n.402a che arriva dalla strada del Passo di Monte Croce Carnico. Si inizia ora a rimontare la valletta del rio Gaier che ben presto si restringe obbligando il sentiero a salire a strette svolte. Poco oltre il punto in cui ci si accosta al greto del torrente, sulle rocce a lato si incontrano alcune incisioni fatte dai soldati che contribuirono a tracciare questo percorso. Ancora qualche svolta e il sentiero esce improvvisamente dal bosco nel punto in cui il rio Gaier forma una bella valletta erbosa al margine inferiore del pascolo della
Casera Palgrande di sotto, dove finalmente
la vista si apre verso sud.
Prima di proseguire si consiglia una breve deviazione a sinistra per andare a visitare la cappella del battaglione Tolmezzo e il centro di comando del battaglione, ricostruito pochi metri a fianco (m 1500).
Dalla cappelletta ci si alza tenendosi a destra e lasciando dopo poco a sinistra il bivio per il
Freikofel. Aiutati dalla presenza di alcuni cartelli con foto d'epoca riusciamo a individuare i muri perimetrali di un grande edificio di retrovia che sorgeva ai piedi di un ghiaione. La mulattiera, ancora ben sostenuta da una massicciata, si inerpica sul fianco della valle e con alcuni tornanti giunge alla grande caserma ricovero del battaglione Tolmezzo. Ancora pochi metri e ci si ritrova sul ripiano che ospita
Casera Palgrande di sopra (m 1705,
ampia vista sulle pendici settentrionali della Creta di Timau). L'edificio è ben attrezzato per la sosta ed il pernottamento così come il nuovo bivacco ricavato sull'altro lato del cortile, anch'esso molto accogliente e fornito di brande, panche, tavolo, stufa e suppellettili varie.
Dalla casera il sentiero taglia le pendici del
Palgrande ravvivate all'inizio dell'estate dalle belle fioriture del
rododendro ferrugineo. Si oltrepassano alcune zone acquitrinose ed una boscaglia di
ontani uscendo poi su terreno più aperto alla bese dei ghiaioni che scendono dalla grande parete nord della
Creta di Timau (possibili nevai residui ad inizio stagione). La salita prosegue lungo un ampio pendio erboso con bassi arbusti in direzione della linea di cresta, ma poco prima di questa, ad un bivio con cartello ci si tiene a destra salendo in diagonale verso una insellatura sorvegliata da una linea di trincea. E' il momento di sostare un attimo per osservare le fioriture di
soldanella,
anemone alpino e
genziana di Koch e per dare uno sguardo all'altro versante che scende ripidissimo verso la conca del
lago di Avostanis. Il sentiero prosegue ora un poco esposto alternandosi sui due lati della articolata cresta che unisce la
Cima Avostanis
alla
Creta di Timau. A metà della traversata si incontra una galleria che trafora la cresta per affacciarsi, con un grande finestrone, sul vallone che abbiamo appena risalito. Si giunge così ad un'altra insellatura fortificata presso la quale si aprono ulteriori gallerie. Da qui, senza perdere quota, si prosegue lungo il facile crinale erboso innestandosi in breve sul sentiero principale che arriva da sinistra e che utilizzeremo più tardi per la discesa. Con una serie di comode svolte la mulattiera si avvicina alla vetta, esaurendosi nei pressi del cupolotto sommitale. Per guadagnare la cima possiamo salire a destra per un ripido sentierino tra zolle erbose e roccette oppure affrontare un breve canalino attrezzato con cavo metallico. In ogni caso si sbuca sulla piccola vetta della
Creta di Timau (m 2217, cippo, libro di vetta e campana). La
visuale si apre ora a 360 gradi, non solo sulle montagne che racchiudono la parte alta della valle del But ma su gran parte delle Alpi Carniche Orientali, arrivando in caso di buona visibilità dai colossi delle Giulie fino alle Dolomiti.
Dalla cima si ridiscende lungo la mulattiera principale, quasi sospesa sopra le impervie balze rocciose che formano la parete meridionale della
Creta di Timau. A quota 1925 il sentiero confluisce nella pista che sale a
Casera Pramosio alta, ma prima di proseguire in discesa è consigliabile salire pochi metri lungo la strada per andare a visitare la splendida
conca del
laghetto di Avostanis) (m 1936), racchiuso sulla destra da una parete di compatto calcare. A giugno il quadro alpestre si completa con il torrentello che fuoriesce dal lago, accompagnato dalle vistose fioriture gialle della
calta palustre. Ripresa la pista di servizio, la si segue a lungo passando dapprima accanto alla casera delle Manze e poi scendendo in diagonale sotto le pendici di
passo Pramosio. Successivamente la pista si orienta verso sud, oltrepassa anche il pascolo di casera Malpasso ed infine raggiunge il bel ripiano di
Casera Pramosio bassa (m 1521). La casera svolge anche funzione agrituristica ed è una meta assai frequentata grazie anche alla pista di servizio, accessibile ai veicoli, che sale da Laipacco. Seguendo ora le indicazioni per Timau, da
Casera Pramosio si scende lungo la pista che conduce alla cava, ma al primo tornante la si abbandona per imboccare la prosecuzione del segnavia CAI n.402. Il primo tratto di discesa nel bosco si presenta piuttosto ripido ma successivamente la pendenza si attenua. Si sfiorano alcuni vecchi stavoli abbandonati poi, dopo avere oltrepassato alcuni maestosi esemplari di
faggio, il sentiero arriva ad una cappelletta votiva. Siamo ormai alla parte conclusiva dell'anello che in breve esce sopra le case di Timau concludendosi con un ultimo tratto su mulattiera lastricata.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri della Memoria