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Anello del monte Pizzocco (2186m)

23-11-2016 18:45
askatasuna askatasuna
Condivido un percorso ad anello su una vetta caratterizzata dall’incredibile ampiezza d’orizzonti. Se il Serva è la montagna di casa per i bellunesi, il Pizzocco, con i suoi 2186 metri d’altezza, lo è per i feltrini. Il panorama che offre, unito alle difficoltà tecniche modeste, la rende una meta immancabile da visitare nelle terse giornate autunnali. (15.11.2016)
Allegato: Le tre cimotte.JPG
Anello del monte Pizzocco (2186m)
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23-11-2016 18:45
askatasuna askatasuna
Difficoltà: E
Dislivello: 1450 metri
Tempo di percorrenza: 7 ore
Cartografia: 23 Alpi Feltrine, Tabacco 1:25.000
Allegato: Effimeritudini.JPG
Difficoltà: E<br />Dislivello: 1450 metri <br />Tempo di percorrenza: 7 ore <br />Cartografia: 23 Alpi Feltrine, Tabacco 1:25.000<br />
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23-11-2016 18:46
askatasuna askatasuna
LATO A (pragmatic side)
Raggiunta la località di San Gregorio nelle Alpi da Belluno, si prosegue per il borgo di Roncoi e quindi per Roer. Poco oltre le prime case, in corrispondenza d’una curva, parte il troi 851 che s’ha da utilizzare all’andata. Vi sarebbe la possibilità di continuare per la stretta rotabile che diparte a destra, raggiungendo quota 930, ma ciò inficerebbe l’anello. Il sentiero utilizza parte di questa carrareccia per poi tagliare un ampio tornante. Successivamente è presente un bivio con un piccolo cartello di legno. Esso indica una traccia poco marcata che, presa verso sinistra, si dirige in lieve salita verso casera Ere. Si prosegue invece per il sentiero evidente e ben segnalato, lasciando, sempre sulla sinistra, una scorciatoia per il bivacco Palia (acquedotto).
Allegato: Il Sass dei Gnei e dietro il massiccio dello Schiara.JPG
LATO A (pragmatic side)<br />Raggiunta la località di San Gregorio nelle Alpi da Belluno, si prosegue per il borgo di Roncoi e quindi per Roer. Poco oltre le prime case, in corrispondenza d’una curva, parte il troi 851 che s’ha da utilizzare all’andata. V
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23-11-2016 18:46
askatasuna askatasuna
Ho provato a percorrerla in discesa, ma la poca neve nel bosco me l’ha fatta seguire solo per poco. Avendo effettuato l’anello in senso inverso, mi sento di consigliare la scelta opposta. Il troi 851 risulta più scomodo se preso in discesa, ma gradevole e panoramico per la salita. Oltre quota 1200 un altro bivio ci segnala la possibilità di valicare forcella Intrigos per tuffarsi nelle praterie a nord del Pizzocco. Ma s’ignora anche questo invito, raggiungendo in breve il bivacco. Da qui, in pochi minuti si giunge sulla selletta erbosa che, a sud, sfuma sulla cima del monte Piz (1608m, croce di vetta) che regala un’ampia vista sulla piana.
Allegato: La selletta erbosa.JPG
Ho provato a percorrerla in discesa, ma la poca neve nel bosco me l’ha fatta seguire solo per poco. Avendo effettuato l’anello in senso inverso, mi sento di consigliare la scelta opposta. Il troi 851 risulta più scomodo se preso in discesa, ma gradevole e
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23-11-2016 18:47
askatasuna askatasuna
Dei cartelli ci indicano la discesa verso casera Ere da prendere al ritorno mentre si prosegue in direzione nord-ovest sempre per una traccia ben marcata, verso il Pizzocco. In breve il panorama è dominato dal suo torrione di guardia, il Pizzocchet, che dev’essere aggirato per il suo fianco orientale. Qui è presente la prima, modestissima, difficoltà.
Allegato: La cengetta.JPG
Dei cartelli ci indicano la discesa verso casera Ere da prendere al ritorno mentre si prosegue in direzione nord-ovest sempre per una traccia ben marcata, verso il Pizzocco. In breve il panorama è dominato dal suo torrione di guardia, il Pizzocchet, che d
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23-11-2016 18:48
askatasuna askatasuna
Una breve cengetta scavata nella roccia, che in caso di ghiaccio o neve dura, dev’essere affrontato con massima cautela vista l’esposizione, ma che, in condizioni normali, non crea patema alcuno. L’ultima parte del sentiero vede una maggior presenza di detriti ed una piccola paretina da salire con l’ausilio delle mani.
Allegato: Le dune del Brendol e le Pale di San Martino.JPG
Una breve cengetta scavata nella roccia, che in caso di ghiaccio o neve dura, dev’essere affrontato con massima cautela vista l’esposizione, ma che, in condizioni normali, non crea patema alcuno. L’ultima parte del sentiero vede una maggior presenza di de
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23-11-2016 18:48
askatasuna askatasuna
Difficoltà ed esposizione sono assenti e mi chiedo il perché quest’ultimo tratto del sentiero, sia puntinato di rosso sulla Tabacco. Facilmente si raggiunge la prima cimotta, caratterizzata da una croce metallica riempita di pietre. Il mio consiglio è di proseguire per l’agevole cresta, superando anche la seconda prominenza segnalata da un monolite ferroso, giungendo infine sulla terza. La più panoramica e fortunatamente libera da ogni ingombrante simbolismo.
Allegato: Nevegal e Cima Manera.JPG
Difficoltà ed esposizione sono assenti e mi chiedo il perché quest’ultimo tratto del sentiero, sia puntinato di rosso sulla Tabacco. Facilmente si raggiunge la prima cimotta, caratterizzata da una croce metallica riempita di pietre. Il mio consiglio è di
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23-11-2016 18:49
askatasuna askatasuna
Per il ritorno, una volta raggiunta la selletta del Piz, si seguono le indicazioni che ci portano a scendere verso ponente. Prima più decisamente per prati, poi con un comodo traverso nel bosco, sfiorando delle belle balconate rocciose. Successivamente il troi si cala deciso a tornantelli, per poi accentuare la pendenza. Una volta raggiunta la casera si riprende la carrareccia, non segnalata sulle mappe. Si faccia quindi attenzione alle scorciatoie che consentono di bypassarla per raggiungere in breve località Staolet. Da qui, con una manciata di minuti d’asfalto, si ritorna al parcheggio.
Allegato: Casera Ere.JPG
Per il ritorno, una volta raggiunta la selletta del Piz, si seguono le indicazioni che ci portano a scendere verso ponente. Prima più decisamente per prati, poi con un comodo traverso nel bosco, sfiorando delle belle balconate rocciose. Successivamente il
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23-11-2016 18:49
askatasuna askatasuna
Punti d’appoggio:

L’anello presenta due punti di appoggio che rispondono ad esigenze diverse. All’andata, a quota 1577, s’incrocia il bivacco Palia, una piccola casera ristrutturata e curata dalla sezione Cai di Feltre. Una serie di panche esterne garantiscono conviviali grigliate al riparo della tettoia. Al suo interno, una coppia di letti a castello senza materassi, un tavolo con panca ed una sedia gialla. Una nota segnala presenza di acqua ad una cinquantina di metri (vasca) in direzione della bandiera. Al ritorno s’incontra invece casera Ere (1297m), più che un rifugio, una bucolica trattoria con camere per chi volesse fermarsi a dormire. Noi l’abbiamo trovata chiusa in una mattina infrasettimanale, ma credo che il suo periodo d’apertura vada ben al di là della stagione estiva.
Allegato: La pareja.JPG
Punti d’appoggio:<br /><br />L’anello presenta due punti di appoggio che rispondono ad esigenze diverse. All’andata, a quota 1577, s’incrocia il bivacco Palia, una piccola casera ristrutturata e curata dalla sezione Cai di Feltre. Una serie di panche este
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23-11-2016 18:50
askatasuna askatasuna
LATO B (emotional side)


La mattina ci accoglie cupa e nebbiosa. Il bosco appare quasi tetro, scompigliato e disordinato, come se si fosse mosso anche lui, attratto come le maree dal magnetismo lunare, per poi tornare al proprio posto in fretta e furia. A casera Ere, ci accoglie la magia. Le nebbie lentamente si dissolvono mentre su di un cespuglio di Rosa Agrestis, le tele tessute nelle notti precedenti, si son trasformate in collane di brina. Minuscole perle, gioielli effimeri, incantesimi di stagione.
Allegato: Perle.JPG
LATO B (emotional side)<br /><br /><br />La mattina ci accoglie cupa e nebbiosa. Il bosco appare quasi tetro, scompigliato e disordinato, come se si fosse mosso anche lui, attratto come le maree dal magnetismo lunare, per poi tornare al proprio posto in f
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23-11-2016 18:50
askatasuna askatasuna
Avvolgono, penzolano, decorano ed impreziosiscono i rami. Ingabbiano le foglie, diventando filato, come se nella notte mani sapienti le avessero utilizzate come arcolaio, nella creazione delle vesti delle fate che popolano queste valli. Un altro ramo mi ricorda i resti del Carnevale. Quello moderno e consumista, dove bimbi, come piccoli Spidermans, avvolgono i compagni di gioco premendo sulla bomboletta che erutta chimiche stelle filanti. Sul tavolo della casera è stesa una tovaglia di neve, attorno, le statue di legno prendono vita grazie ai vapori che ci danzan attorno. Nonostante Biancaneve abbia ricevuto in dono un’incredibile sensualità da un elegante scalpello, la strega con la mela sbaraglia ogni concorrenza!
Allegato: La strie.JPG
Avvolgono, penzolano, decorano ed impreziosiscono i rami. Ingabbiano le foglie, diventando filato, come se nella notte mani sapienti le avessero utilizzate come arcolaio, nella creazione delle vesti delle fate che popolano queste valli. Un altro ramo mi r
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23-11-2016 18:51
askatasuna askatasuna
Pochi passi oltre la casera e siamo al di sopra di quel mare di nubi. Il profilo del monte Tre Pietre occupa l’orizzonte e la luce ritorna padrona. I larici, oramai impalliditi, contano i giorni che mancano all’addio stagionale delle loro chiome che fan pendant con l’erba già spenta.
Allegato: Verso il monte Tre Pietre.JPG
Pochi passi oltre la casera e siamo al di sopra di quel mare di nubi. Il profilo del monte Tre Pietre occupa l’orizzonte e la luce ritorna padrona. I larici, oramai impalliditi, contano i giorni che mancano all’addio stagionale delle loro chiome che fan p
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23-11-2016 18:51
askatasuna askatasuna
Nell’ultimo traverso che ci porta vero la forcelletta del monte Piz, tre grosse stalattiti di ghiaccio, appollaiate tra le nicchie delle balconate rocciose, pregano che il cielo s’annuvoli al più presto. Poi eccolo il Pizzocco! Con quella croce che intravedi appena. Pare un unico enorme blocco di pietra, ma bastano pochi metri e la prospettiva, con uno dei suoi trucchi alla Copperfield, lo fa scomparire, facendo svettare solo il torrione del Pizzochet.
Allegato: Hacia el Pizzochet.JPG
Nell’ultimo traverso che ci porta vero la forcelletta del monte Piz, tre grosse stalattiti di ghiaccio, appollaiate tra le nicchie delle balconate rocciose, pregano che il cielo s’annuvoli al più presto. Poi eccolo il Pizzocco! Con quella croce che intrav
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23-11-2016 18:52
askatasuna askatasuna
Ci accorgiamo solo dopo qualche minuto che gli osservanti son osservati. Uno splendido esemplare di muflone adulto ci sta squadrando da un po’. Restiamo a lungo immobili a fotografare, ad osservare quel testone cornuto. La luce esalta le sfumature del suo vello. Dal marrone scuro ed acceso, a quello più tenue. Poi quelle oasi candide, sotto il pancione gonfio a dismisura, tra le cosce e la caratteristica sella. I minuti passano e solo dopo molto, tra le spume d’un mare ocra, emerge la sua compagna.
Allegato: Lui.JPG
 Ci accorgiamo solo dopo qualche minuto che gli osservanti son osservati. Uno splendido esemplare di muflone adulto ci sta squadrando da un po’. Restiamo a lungo immobili a fotografare, ad osservare quel testone cornuto. La luce esalta le sfumature del su
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23-11-2016 18:52
askatasuna askatasuna
Il musetto più dolce, le orecchie eleganti, con quel profilo scuro, a sottolineane la forma. Pare un capriccio vanesio, come quella linea nera, come un mascara di pece, che fa da confine tra il dorso marrone e grigiastro ed il ventre bianco. Dopo una lunghissima stasi, la coppia abbozza dei passi in discesa. Si ferma e torna ad osservarci guardinghi. Lui si fa bello, cambia profilo, fa finta di guardare in altre direzioni. Poi decidiamo di fare un passo uno. Ed ecco il repentino cambio di fronte verso il versante occidentale, verticale e selvaggio. La partenza d’un muflone cozza con l’immaginazione. Sei abituato all’eleganza dei camosci, alla supponenza equilibrista degli stambecchi, alla fuga fulminea dei caprioli, al galoppo dei cervi. L’incipit della fuga mi sbalordisce. Le zampe anteriori si buttano in avanti pesanti, prive d’ogni grazia, lasciando il corpo quasi aderente, il capo fiero e quasi perpendicolare al terreno. Come la corsa d’un gorilla, che si tuffa in avanti con quelle braccia forzute. Avanza senza armonia, non percepiamo alcun suono ma è come se fosse una rotta rumorosa e precipitosa. Le zampe posteriori lo seguono a ruota. Lei, al contrario, ci tiene all’etichetta e lo segue più lentamente, equilibrando con più eleganza i movimenti e buttando l’occhio verso i predatori voyeur, sperando che notino la differenza tra la goffaggine del compagno ed il suo stile pacato. Poi scompaiono negli abissi verticali.
Allegato: Jê.JPG
Il musetto più dolce, le orecchie eleganti, con quel profilo scuro, a sottolineane la forma. Pare un capriccio vanesio, come quella linea nera, come un mascara di pece, che fa da confine tra il dorso marrone e grigiastro ed il ventre bianco. Dopo una lung
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23-11-2016 18:53
askatasuna askatasuna
Ci fermiamo più in alto, ad osservare il panorama. La piana è uno stagno vitreo, dalla superficie opaca, quel vedo-nontivedo che t’affascina più d’ogni cielo terso. Dal Nevegal seguiamo i profili dell’abbracciosa cresta che diparte da Cima Manera, fino alle praterie del monte Serva.
Allegato: Desde Cima Manera hasta el Serva.JPG
Ci fermiamo più in alto, ad osservare il panorama. La piana è uno stagno vitreo, dalla superficie opaca, quel vedo-nontivedo che t’affascina più d’ogni cielo terso. Dal Nevegal seguiamo i profili dell’abbracciosa cresta che diparte da Cima Manera, fino al
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23-11-2016 18:53
askatasuna askatasuna
Poi ci volgiamo nuovamente verso la meta, che scompare dinanzi a quel torrione di roccia. Incorniciato dai vapori. Nuvolaglia strana questa. Pare riverberar se stessa, un continuo eco di curve che si ripete, come fossimo sul fondo d’un lago di montagna, ad osservare gli effetti d’un sasso tirato da un escursionista. Rivedendo le foto a casa, le ingrandisco, paiono artefatte. Come quando il sensore, tentando una foto panoramica, va in tilt, duplicando i contorni delle picche e creando un immagine che va dritta nel cestino.
Allegato: Clouds Echoes.JPG
Poi ci volgiamo nuovamente verso la meta, che scompare dinanzi a quel torrione di roccia. Incorniciato dai vapori. Nuvolaglia strana questa. Pare riverberar se stessa, un continuo eco di curve che si ripete, come fossimo sul fondo d’un lago di montagna, a
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23-11-2016 18:54
askatasuna askatasuna
Continuiamo la salita, minata, più che dalla fatica, dalle apparizioni che riempiono l’orizzonte tra il Sas dei Gnei e l’Agnelezze. L’aggiramento del Pizzocchet si presenta imbiancato, ma senza ghiaccio e la cengia si fa comoda. Da lì alla vetta è un attimo. Finalmente raggiungiamo la croce riempita di pietre. Toh! Il Pizzocco di cime ne ha tre! E allora via per la breve cresta, senza degnare d’uno sguardo il monolite ferroso della seconda, ripariamo sulla terza. La più a nord. Isolata ed isolante.
Allegato: Pizzocchet.JPG
Continuiamo la salita, minata, più che dalla fatica, dalle apparizioni che riempiono l’orizzonte tra il Sas dei Gnei e l’Agnelezze. L’aggiramento del Pizzocchet si presenta imbiancato, ma senza ghiaccio e la cengia si fa comoda. Da lì alla vetta è un atti
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23-11-2016 18:55
askatasuna askatasuna
Boooom! L’orizzonte deflagra. Siamo a un tiro di schioppo dal monte Serva, dove puoi riconoscere ogni cimotta, partendo da quelle più care della tua terra, orientandoti di conseguenza. Ma qui le carte si rimescolano. Di fronte a noi s’apre un mondo. Ed io son perso.
Allegato: Boom.JPG
Boooom! L’orizzonte deflagra. Siamo a un tiro di schioppo dal monte Serva, dove puoi riconoscere ogni cimotta, partendo da quelle più care della tua terra, orientandoti di conseguenza. Ma qui le carte si rimescolano. Di fronte a noi s’apre un mondo. Ed io
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23-11-2016 18:56
askatasuna askatasuna
Per principio non curioso un panorama prima d’avercelo di fronte. Confido nell’esperienza, nella determinazione per esclusione, nei punti fermi. Per sforzare quei due neuroni due che vagano nella mia testa vuota, richiamandoli all’ordine. A vore, pucefadies! Ma oggi lo sciopero è totale. La mia testa diventa la location di quell’unica particella di sodio che si rigira nella bottiglia d’acqua minerale. E’ facile individuare le Pale di San Martino, ma la Vezzana non la riconosco. Maledetta Fradusta! Solo dopo ho scoperto che c’era il suo zampino nel volerla nascondere.
Allegato: Verso lo Schiara.JPG
Per principio non curioso un panorama prima d’avercelo di fronte. Confido nell’esperienza, nella determinazione per esclusione, nei punti fermi. Per sforzare quei due neuroni due che vagano nella mia testa vuota, richiamandoli all’ordine. A vore, pucefadi
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23-11-2016 18:57
askatasuna askatasuna
Poi la rassegna: Civetta, Pelmo, Sorapiss, Tamer, Antelao, Talvena. Senza che ne riconosca uno solo. Ogni profilo muta completamente. Un laconico interrogarsi che suona come una disfatta. La battaglia è vinta dalla prospettiva, ladra di certezze e lasciva sirena che incita ad un ritorno consapevole. Mi consolo con la sicurezza della vicinanza. Lo Schiara ed il Pelf sono a due passi.
Allegato: Se avessi le ali.JPG
Poi la rassegna: Civetta, Pelmo, Sorapiss, Tamer, Antelao, Talvena. Senza che ne riconosca uno solo. Ogni profilo muta completamente. Un laconico interrogarsi che suona come una disfatta. La battaglia è vinta dalla prospettiva, ladra di certezze e lasciva
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23-11-2016 18:57
askatasuna askatasuna
L’ennesima “gusela”, quella di val Burt, mi fa pensare come se la val Resia è famosa per i suoi arrotini, le Dolomiti orientali siano invece terre di sarti sbadati, che han disseminato di attrezzi da lavoro, appuntiti e ben piantati, quegli orli di roccia. Dall’altra parte i profili del gruppo del Brendol, che paion dune di sabbia, rimodellate ad ogni sferzata di Eolo. Oggi han lasciato nude le striature delle Pale Rosse. Domani, chissà!
Allegato: Colliers.JPG
L’ennesima “gusela”, quella di val Burt, mi fa pensare come se la val Resia è famosa per i suoi arrotini, le Dolomiti orientali siano invece terre di sarti sbadati, che han disseminato di attrezzi da lavoro, appuntiti e ben piantati, quegli orli di roccia
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23-11-2016 18:58
askatasuna askatasuna
Il gruppo del Cimonega si fa bello, dando il “la” a merletti e torrioni che, lentamente, si ricoprono di zucchero a velo, fino alle Pale di San Martino, con la vedetta del Agner a chiudere le fila. Calcolo il limite di sosta, per giunger all’auto dopo il tramonto. Mi tengo al limite, quanto l’orizzonte mi tiene stretto a sé. Ritornati alla forcella ci separiamo, io a cercar l’anello, Michele il cappello perso all’andata. Al bivacco Palia son due passi. Una curiosata e riparto. Due metri e noto un piccolo cartello che indica: acquedotto-Roncoi, accanto un vecchio segnavia cancellato. Evidentemente trattasi di una scorciatoia non segnata sulle carte, che segue il nascere del torrente Brentaz.
Allegato: Cima dAsta e Cimonega.JPG
Il gruppo del Cimonega si fa bello, dando il “la” a merletti e torrioni che, lentamente, si ricoprono di zucchero a velo, fino alle Pale di San Martino, con la vedetta del Agner a chiudere le fila. Calcolo il limite di sosta, per giunger all’auto dopo il
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23-11-2016 18:58
askatasuna askatasuna
M’infilo nel bosco ricoperto di pochi centimetri di bianco. La traccia perde dopo poco ogni evidenza, il bosco si stringe, e non capisco dove prosegua. Qualche orma umana mi fa da guida, ma qualche minuto e perdo anche quella. Il bosco è già buio, in ombra, si prepara a darsi alle tenebre. Allora apro finalmente la cartina e mi oriento. Taglio il bosco ove possibile e mi riporto sul sentiero.
Allegato: Dalla Croda Granda al Agner a destra il Conturines.JPG
M’infilo nel bosco ricoperto di pochi centimetri di bianco. La traccia perde dopo poco ogni evidenza, il bosco si stringe, e non capisco dove prosegua. Qualche orma umana mi fa da guida, ma qualche minuto e perdo anche quella. Il bosco è già buio, in ombr
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23-11-2016 18:59
askatasuna askatasuna
Lo facevo comodo alleato per una rapida corsa a valle. L’avevo eletto a ritorno dell’anello per puro caso, ma ultimamente, le scelte d’istinto, quelle facili, tipo rosso o nero della roulette, non le indovino proprio. Il troi, più panoramico di quello che sale da casera Ere, è un tappeto di briciole minerali, come fossero passati con le gerle, a disperdere rocciose sementi. Che il lato aperto sia roccioso. Lo capisco, ma sarà così anche dentro il bosco, fino al fondovalle. Giusto il minimo sindacale per non permetterti di correre e per rendere malagevole un passo spinto. Le ginocchia rugnano ma starle a sentire equivarrebbe ad accendere la frontale. Raggiunto Michele evaporiamo in compagnia l’alcolico elisir al Corniolo donato da un altro amico di monte. Stipiamo gli orizzonti in bagagliaio e, ripartiamo, salutando una luna aranciata che inizia a divampare.
Allegato: Arcolaio.JPG
Lo facevo comodo alleato per una rapida corsa a valle. L’avevo eletto a ritorno dell’anello per puro caso, ma ultimamente, le scelte d’istinto, quelle facili, tipo rosso o nero della roulette, non le indovino proprio. Il troi, più panoramico di quello che
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