Avvicinamento
Percorrere interamente la rotabile della
val Pesarina fino a raggiungere forcella Lavardet. Al bivio proseguire a sinistra fino ad arrivare a
casera Razzo. Pochi metri oltre la struttura, lungo la strada per sella Ciampigotto, noteremo il cartello che segnala l'inizio del segnavia CAI n.208 per
casera Tartoi (m 1733, parcheggio lungo la strada).
Descrizione
Il sentiero, inizialmente poco evidente, sale tra le alte erbe mirando ad un cartello posto al limitare del bosco per poi portarsi sul versante nord ovest del Col Marende. La valletta umida, ricoperta di
adenostili, si presenta al mattino ancora in ombra e permette un gradevole cammino al fresco. Con qualche svolta se ne rimonta il fianco sinistro tra abbondanti fioriture di
aconito giallo e, più in alto, di
rododendro ferrugineo. Ormai in vista delle pareti del Tudaio, si sfiora una piccola conca disseminata di macigni, proseguendo poi verso la forcella del Col Marende (m 2003) a cui si arriva in breve. Ad agosto la selletta è riccamente punteggiata di
arniche e
campanule barbate mentre la visuale si apre anche sul versante opposto, occupato da una conca ingombra di grandi macigni. Il nostro percorso piega ora a destra rimontando su balze verdi tra gli ultimi
larici ed
ontani che presto lasceranno presto il posto alle ghiaie soprastanti. L’innesto sul ghiaione grossolano è repentino con il sentiero che ora taglia in diagonale verso destra portandosi alla base dell’evidente canalino che discende dalla forca Rossa. Il tratto iniziale è assai faticoso in quanto ripido e malagevole, ma più in alto le ghiaie mobili lasciano il posto a qualche zolla verde. Su terreno relativamente più agevole si guadagna così l’intaglio della
forca Rossa (m 2205), punto di accesso al fantastico mondo della Busa di Tiarfin: la grande conca alpestre che si estende a nord del massiccio del
Tiarfin. Di quest’ultimo si possono ora distinguere le tre vette e tra queste la nostra cima, quella più a sinistra. Sul lato opposto del catino si nota la marcata traccia che taglia i ghiaioni alla base e che ci porterà sotto la verde forcella tra la cima principale e la cima est, nostra prossima meta. Per raggiungerla ci stacchiamo dal segnavia CAI che piega a destra per iniziare la sua discesa verso
casera Tartoi e ci teniamo un poco a sinistra (est) fino a individuare l’inizio del traverso (una terza traccia prosegue in salita verso la forcella a quota 2320, ma per oggi non ci riguarda). Quasi in quota, tagliando ghiaioni grossolani cosparsi da macchie di
papaveri e
doronici, si va a raggiungere alcuni lembi verdi che discendono direttamente dalla nostra forcella. E’ questo il punto migliore per iniziare la risalita cercando di evitare le lingue detritiche più instabili. Il pendio è a tratti ripido ma mai realmente difficile e con l’aiuto di qualche ometto si supera la parte centrale affrontando poi l’ultimo tratto, verde e terroso, decisamente più semplice. Si giunge così alla ampia insellatura affacciata sulla appartata conca che separa il
Tiarfin dalla cresta dei Puntioi. Il panorama, già amplissimo verso nord, si apre improvvisamente verso le Dolomiti Friulane e verso il gruppo Bivera Clapsavon. Da qui possiamo osservare anche la Cima Est del Tiarfin con l’itinerario di cresta che dovremo percorrere per raggiungerla. Si inizia quindi a sinistra evitando la prima elevazione e raccordandosi nuovamente con la cresta caratterizzata ora da fazzoletti erbosi frammisti a roccette sfaldate. La salita prosegue abbastanza agevole su questo tipo di terreno fino a ridosso della vetta dove il verde diminuisce ed il terreno si fa più impegnativo. In breve si giunge al punto più difficile che consiste in un cocuzzolo friabile compreso tra due intagli (I) che ci impegnerà maggiormente in discesa. Dopo questo la cresta si fa nuovamente ben percorribile ed in breve si arriva sulla Cima Est del
monte Tiarfin (m 2399), contrassegnata da un ometto.
Sassifraga incrostata,
sassifraga verdazzurra,
sassifraga gialla e
potentilla rosea ci accompagneranno per tutta la salita donando colore a questo paesaggio di rocce e ghiaie.
Al ritorno, una volta riguadagnata la ampia forcella verde, possiamo approfittare della brevità dell'itinerario odierno per visitare la cresta dei Puntioi che appare poco distante. Uno scivolo erboso consente di calare nel catino sottostante dal quale si va ad imboccare a sinistra la traccia che taglia le ghiaie. Questa conduce sulla cresta che ora si segue fedelmente evitando a destra alcuni risalti. Con brevi saliscendi, camminando tra le
stelle alpine,
nigritelle e
geraci, si possono toccare tutte le elevazioni della cresta che si presenta a tratti sottile e un poco esposta. Si arriva così alla cima del Crodon dei Puntioi (m 2280) dal quale si può ancora proseguire per cimotti erbosi a piacimento. Ritornati alla selletta verde si chiude infine l’itinerario lungo il sentiero dell’andata.
Avvertenze
Dalla
forca Rossa alla cima Est del Tiarfin non ci sono indicazioni se non qualche ometto lungo la salita alla forcella verde. E’ necessaria pertanto autonomia di movimento e una minima capacità di orientamento.