Avvicinamento
Da Cimolais si prosegue in direzione del passo di Sant'Osvaldo oltre il quale la strada scende verso Erto e la diga del Vajont. Poco dopo il bivio per
Casso, deviare a sinistra verso
Pineda lungo la rotabile costruita sulla grande frana del monte Toc. Oltrepassato il piccolo borgo ed il ponte sul torrente Mesaz si prosegue ancora per circa 800 metri lasciando l’auto immediatamente dopo la galleria (m 750, parcheggio lungo la strada).
Descrizione
Il nostro itinerario inizia sulla destra tramite una mulattiera larga e consolidata che risale verso le
case Liron, posizionate su un bel pendio erboso ove fioriscono a maggio il
botton d’oro, il
latiro giallo e l’
aquilegia scura. Anche se privo di segnalazioni il sentiero è assai marcato ed in pochi minuti conduce tra vecchie abitazioni alcune delle quali recentemente risistemate. Dal bordo superiore della radura già si apre una bella visuale sul
monte Borgà e sull’imbocco della val Zemola, ma poi ci si addentra nel bosco e per un bel tratto ogni visuale sarà preclusa dalla copertura vegetale. Con pendenza sempre sostenuta si prende così a salire all’interno di un bosco misto a prevalenza di
faggio,
abete rosso ed
acero di monte. Lasciata immediatamente a destra una deviazione, la mulattiera guadagna velocemente quota attraverso una serie di ampie svolte lungo le pendici settentrionali del Col di Giai poi, a 1300 m circa, inizia a compiere una diagonale verso sinistra. La pendenza diminuisce un poco e la mulattiera incontra le prime schiarite invase dal
veratro. In breve si raggiunge una ampia radura
affacciata sulla val Vajont dove è stato eretto un capitello votivo dedicato a Sant’Antonio. Ancora pochi metri e ci si ritrova sulla
panoramica insellatura de
Il Camp (m 1504) dalla quale lo sguardo può spaziare anche sui monti che contornano la alta val Mesaz. Sulla forcella si incontrano i radi segnavia del sentiero che sale direttamente da
casera Ditta e contorna la vetta della
Cima di Camp scendendo poi a forcella
Col de Pin (alternativa utile se si vuole evitare la parte più impegnativa dell’escursione). Lasciato dunque a sinistra il segnavia CAI, si prende a salire direttamente lungo il crinale. Una esile traccia e qualche bollo rosso ci aiutano nella direzione che in ogni caso è resa obbligatoria dalla linea della dorsale. Dopo un breve tratto sul ripido pendio erboso di destra, si riguadagna definitivamente il filo del crinale che va via via assottigliandosi fino a diventare esile ed esposto. Occorre fare attenzione nel superamento di alcune asperità che la traccia aggira ora traversando sul pendio boscato di sinistra ora sfiorando il vuoto che si apre sulla destra. Una antecima ed una ultima aerea risalita sul filo della cresta, ci portano a guadagnare la piccola vetta della
Cima di Camp dove hanno termine le difficoltà (m 1671, panorama un poco limitato dalla vegetazione).
La traccia prosegue in direzione opposta scendendo ora comodamente all’interno del bosco fino a raggiungere un ampio pendio erboso affacciato sulla grande parete nord del Col Nudo. Una vecchia freccia in legno indica di piegare subito a destra ma conviene continuare lungo il pendio fino ad incrociare le segnalazioni CAI lasciate in precedenza. Tramite queste si scende lungo il prato punteggiato dalle
sambucine poi si piega a destra immettendosi su una vecchia traccia. Dopo avere attraversato una faggeta il sentiero prende a scendere a piccole svolte lungo una dorsale con
mughi raggiungendo infine l’insellatura prativa di
forcella Col de Pin (m 1437). Da qui il segnavia CAI n.904 scende sulla destra e con buona pendenza perde rapidamente quota all’interno di una faggeta. In corrispondenza di un rugo il tracciato risulta un poco rovinato e richiede qualche attenzione nell’attraversamento di un tratto friabile. Su terreno più aperto si raggiunge un aereo sperone dal quale si cala sulla destra mantenendosi a ridosso di pareti rocciose incombenti sulle cui balze fioriscono a maggio la
genziana di Clusius, la
globularia piccola ed il
pero corvino. Il sentiero rientra poi nel bosco e guadagna rapidamente la piccola radura di casera Fratton (m 1112) ridotta a rudere. Seguendo le indicazioni, si lascia il sentiero principale per scendere direttamente a sinistra in un rado boschetto di
larici. Rientrati poi nella
faggeta, si recupera il tracciato originario che con una serie di svolte scende ad oltrepassare il greto di un rio secondario e raggiunge il
rifugio casera Ditta (m 956).
Si scende ora sul greto del torrente Mesaz raggiungendo la sinistra orografica tramite una passerella in legno. Sull’altro versante si prende quota per aggirare in alto una fascia rocciosa impraticabile poi si asseconda la rientranza di un rio secondario dove una ulteriore passerella consente di superare un tratto franato. Ancora in leggera salita si tagliano alcuni ghiaioni per poi rientrare definitivamente nel bosco. In corrispondenza della sorgente Ega de la Meisa (m 906) si lascia sulla sinistra il segnavia CAI n.906 e si prosegue diritti lungo il tracciato di una recente pista forestale che ci riporta sull’asfalto a poca distanza da Pineda. Non resta ora che prendere a destra e ricongiungersi al punto di partenza.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri del Silenzio