Avvicinamento
Percorrendo da Tolmezzo la Strada Statale n.52bis, giunti all'altezza di Arta Terme si entra a destra percorrendo via Carducci e quindi via Marconi. Con quest'ultima si esce da Piano d'Arta poi, dopo il ponte sul rio Randice, si devia a destra (indicazioni per il sentiero del Lander). Oltrepassati il maneggio e la maina Madonute si prosegue ancora lungo una stretta rotabile fino ad incontrare l'inizio del sentiero (m 680, piccolo parcheggio, cartelli, segnavia CAI n.408).
Descrizione
Seguendo le indicazioni per il
Sentiero naturalistico del Lander si imbocca una mulattiera che sale decisa nel bosco per poi proseguire con una serie di svolte a pendenza più moderata. Oltrepassata una radura con stavolo, si raggiunge terreno più aperto per rientrare nuovamente nel bosco presso alcuni grandi
faggi. Pochi metri dopo la ampia mulattiera piega a destra verso il bivacco e i
campanili del Lander mentre noi proseguiamo diritti, ancora lungo il segnavia CAI n.408 che dopo poco interseca la nuova pista che sale al
bivacco Lander. Ci si innalza in moderata salita in un bosco interrotto di tanto in tanto da qualche piccola radura da dove possiamo notare, pochi metri più sotto, il tracciato della pista che sale da Rivo. L’aggiramento del monte di Rivo prosegue su un comodo sentiero fino all’incontro con una caotica boscaglia dove la traccia si impenna per uscire poi sulla radura della
malga Cucco (m 1445, ruderi). In questi ambienti vive il
silvano, un piccolo esperide dal volo saltellante e dalla colorazione bruna.
Giunti presso l’edificio principale è necessario fare attenzione all’orientamento poichè il segnavia si sdoppia (vecchi cartelli su un tronco). Lasciata a sinistra la prosecuzione del segnavia CAI n.408 in discesa verso Englaro ci si tiene a destra lungo il segnavia n.408a. Da qui si sale nel bosco fino a guadagnare la linea di uno stretto crinale affacciato sui dirupati versanti meridionali del
monte di Rivo (vedi variante). Ci si destreggia lungo la cresta poi si perde leggermente quota per proseguire in un bosco di conifere caratterizzato dalla presenza di cavità e rocce affioranti. Lentamente ci si accosta al grande ghiaione che discende dalla cresta del
monte Cucco e finalmente lo si affronta cercando sui massi i segnavia CAI.E' questo l'ambiente tipico di alcune piante abitatrici delle rupi calcaree tra cui la
sassifraga incrostata. Dopo breve salita il sentiero si sdoppia nuovamente: a sinistra prosegue il nostro itinerario mentre a destra sale una variante più impegnativa (passaggi di I e II-). Si traversa quindi tra grosse pietre ricche di fossili per poi assecondare una parete rocciosa. Da qui ha inizio la parte più faticosa dell'escursione con il sentiero che ci porta a rimontare un erto pendio di
mughi e
larici uscendo alla base di una estesa pietraia. La salita prosegue, sempre decisa, un poco più a sinistra, sulla direttrice di un rivolo ghiaioso che si esaurisce solo alla base del colletto sommitale dove giunge da destra anche la variante alpinistica. Ancora pochi metri di salita e ci ritroviamo sulla
cima del monte Cucco (m 1804, croce di ferro e libro di vetta),
panorama limitato solo dal vicino
monte Tersadia).
Il percorso prosegue nell'opposto versante dove un buon sentiero traversa tra i mughi per poi iniziare a scendere tra conche erbose e piccoli avvallamenti estesamente fioriti. A quota 1683 si incontra il segnavia CAI n.409 che arriva da
casera Valmedan e che si imbocca a destra con una marcata ansa. Dapprima in quota e poi in moderata discesa si riattraversano le pendici del
monte Cucco su un buon sentiero che poco più avanti si trasforma in una traccia malagevole. Doppiata una prima costa si perde quota velocemente in diagonale lungo un pendio erboso disseminato di piccoli
abeti,
mughi e ginestre guadagnando un ulteriore crinale boscato (m 1540,
faggio contorto). Il sentiero prosegue con una ripida discesa dapprima a strette svolte e poi su ghiaie alla base di uno sperone roccioso. Il successivo traverso si esaurisce improvvisamente presso una costola vertiginosamente affacciata sul ciglio di un profondo dirupo. Con cautela si scende lungo il filo del crinale tra erbe, detriti e qualche macchia boscata aggirando sulla destra alcune asperità. Più in basso l'esposizione diminuisce ma la ripidezza del terreno si esaurisce solo in corrispondenza di una insellatura dove hanno termine le difficoltà. Seguendo le segnalazioni si piega decisamente a destra perdendo quota in una valletta boscosa. In breve ci si raccorda con una pista cementata che si segue a destra e che ci ricondurrà, dopo un lungo tratto nella valle del rio Randice, esattamente al punto di partenza.
Variante alla vetta del Monte di Rivo (E)
Una volta giunti alla cresta che unisce il
monte Cucco al
monte di Rivo è possibile salire anche su quest'ultimo seguendo la traccia che si stacca sulla destra. Abbandonato il segnavia CAI, si sale presso il filo del crinale deviando poi a destra laddove la cresta si fa più ripida. Seguendo tracce di passaggio e qualche sbiadito bollo rosso si aggira quasi tutto il versante settentrionale del monte, immerso ancora nel bosco. Con pendenza sostenuta si punta poi verso la vetta che si raggiunge agevolmente dopo avere toccato nuovamente il filo della cresta. Il punto più elevato è ingombrato da macchie di
faggio ma ci sono diverse radure panoramiche aperte che lasciano spaziare la vista nelle varie direzioni. Uno spallone detritico, poco più basso, si discosta dalla vetta sporgendosi vertiginosamente sui dirupi sottostanti. E' facilmente raggiungibile percorrendo con cautela la crestina, ma occorre fare attenzione a non portarsi troppo sul ciglio una volta raggiunta l'estremità sulla quale si trova anche una specie di treppiede metallico.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri della Rupe